Aprono gli ‘Horrea Piperataria’, magazzini imperiali delle spezie
Scritto da Nicola Schievene il 18 Dicembre 2024
(Adnkronos) – Il Parco archeologico del Colosseo apre per la prima volta al pubblico gli 'Horrea Piperataria', i magazzini 'delle spezie egizie e arabe' così citati dagli scrittori latini Plinio e Cassio Dione, costruiti dall'imperatore Domiziano sulle pendici sud ovest della Velia, la collina posta tra Esquilino e Palatino. I magazzini, sotto la Basilica di Massenzio, saranno per la prima volta visitabili grazie a un nuovo ingresso posto sull'antico vicolo delle Carinae, anch'esso completamente risistemato e accessibile a tutti, dotato di una nuova pannellistica e percorribile dal Foro Romano fino al Tempio della Pace. L'annuncio dell'apertura, a partire da sabato 21 dicembre con le visite guidate, è stato dato oggi da Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo, alla presenza del ministro della Cultura, Alessandro Giuli. "Il Parco archeologico del Colosseo inaugura e apre al pubblico un nuovo e affascinante spazio di visita, dopo lunghi anni di scavi e ricerche archeologiche oltre che di restauri – ha detto Alfonsina Russo – Sotto la Basilica di Massenzio, e lungo il cosiddetto Vicus ad Carinas, tra Sacra Via e Foro della Pace, si collocano i magazzini costruiti dall'imperatore Domiziano per stoccare spezie e aromi provenienti dall'Egitto, Arabia e India e ritenuti particolarmente preziosi, tra cui erbe dalle proprietà farmacologiche". "Il percorso – ha sottolineato Russo – offre un racconto che alterna la visione delle strutture archeologiche alle proiezioni immersive multimediali. Questa apertura amplia l’offerta al pubblico e, fornendo un nuovo tassello alla conoscenza dell’area archeologica centrale, contribuirà a diversificare i percorsi di visita, rendendo ancora più attrattiva l'offerta del Parco archeologico del Colosseo ai visitatori di tutto il mondo". Gli 'Horrea Piperataria', magazzini imperiali delle spezie, uno dei prodotti più preziosi del monopolio imperiale, sono ricordati dalle fonti antiche come opera di Domiziano, posti in un settore della città destinato all'immagazzinamento già a partire dall'età repubblicana, delimitato dalla Sacra Via, dal cosiddetto 'Vicus ad Carinas' e da una strada basolata, alle pendici meridionali della Velia. Le molteplici trasformazioni di questa piccola collina, posta tra Esquilino e Palatino, e la sequenza urbanistico-architettonica di particolare complessità – tra la pianificazione di Nerone post incendio del 64 d.C. e i programmi monumentali di Massenzio qui avviati nel 306/7 d.C. – hanno determinato l'oblio degli 'Horrea Piperataria', fino alla scoperta da parte di Maria Barosso nel 1915. Le indagini sistematiche avviate nel 2019 dal Dipartimento di Scienze dell'Antichità di Sapienza Università di Roma (Progetto Velia – Grandi Scavi Sapienza) che ha scavato, su concessione del Ministero della Cultura e in collaborazione con il Parco archeologico del Colosseo, hanno consentito di chiarire meglio l'articolazione planimetrica di questi magazzini, gli accessi e le percorrenze, le fasi costruttive e di trasformazione della struttura, destinata allo stoccaggio e alla vendita delle spezie pregiate, impiegate, in primo luogo, ad uso medico/farmaceutico. Lo scavo ha documentato inoltre le fasi monumentali che hanno preceduto gli 'Horrea Piperataria' tra Augusto e l'incendio del 64 d.C., che diede avvio alla ripianificazione urbanistica voluta da Nerone. Gli 'Horrea Piperataria' costituiscono l'unica struttura identificata archeologicamente nel complesso sistema logistico dello stato romano preposto all'approvvigionamento e alla commercializzazione delle spezie. L'edificio era organizzato attorno a cortili porticati scoperti, provvisti di vasche funzionali con pozzi di deflusso, e articolato su più piani come mostrano le tracce di diversi corpi scala. Infatti, il complesso si sviluppava su terrazzamenti per seguire la naturale pendenza della collina. Le spezie d'altronde rappresentavano una ricchezza reale: basti pensare che alcune province dell’impero le usavano, in qualità di beni di prestigio, per versare tasse all’erario. Erano inoltre sfruttate, e importantissime a tal fine, in campo farmacologico. Tutta l'area intorno a cui sorsero gli 'Horrea Piperataria' assunse, e mantenne per secoli, una vocazione 'medico/sanitaria', senza dubbio favorita dalla presenza di questi magazzini. Poco prima della Seconda guerra Punica, in questa zona aveva una domus e una taberna medica Arcagato, originario del Peloponneso, chiamato a Roma a spese dello stato e primo medico pubblico della città. Il celebre Galeno di Pergamo, vissuto nel II secolo e medico anch'esso, aveva in questo settore della città la sua apotheca, ovvero un deposito di beni preziosi, proprio perché il quartiere forniva ampie garanzie di sicurezza, sorvegliato da presidi militari. Non è dunque un caso se, proprio in una delle aule del Tempio della Pace, nel 526 d.C. si installò la basilica dedicata ai Santi medici Cosma e Damiano, continuando così la consolidata vocazione medica dell'area. L'8 marzo 1429, papa Martino V donò alla Universitas Aromatorium (il 'Collegio degli Speziali'), la chiesa di San Lorenzo eretta all’interno del Tempio di Antonio Pio e Faustina, perpetrando così fino al giorno d’oggi la tradizione medica del quartiere. Il complesso, infatti, è ancora sede del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico che svolge funzioni accademiche, culturali e sociali nell'ambito della storia della farmacia. In ragione di questa estesa stratificazione archeologica e cronologica, ha spiegato sempre Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo, il progetto di allestimento è stato concepito come un affascinante percorso illuminotecnico e multimediale di scoperta che parte dal Vicus delle Carinae per arrivare fino all'interno degli ambienti ipogei degli 'Horrea Piperataria'. Si snoda poi lungo una passerella quasi interamente vetrata e appesa al solaio in calcestruzzo degli anni '30, lasciando visibili le sottostanti strutture archeologiche, come fosse uno piano sospeso e sottile su cui i visitatori "levitano", muovendosi a pochi centimetri dalle antiche pavimentazioni. Il solaio moderno e la struttura metallica, con i loro colori scuri, spariscono avvolti nella penombra, interrotta solo dalle videoproiezioni e dalla progressiva e alternata accensione delle luci architetturali sulle strutture antiche, che illuminano e spengono elementi architettonici a supporto del racconto. La fruizione, avvalendosi della pannellistica e dell'esperienza immersiva, diventa un viaggio a tappe, dove l'elemento architettonico diviene dapprima guida discreta nella scoperta, poi supporto al racconto multimediale dell'interno. Qui il visitatore è accompagnato passo dopo passo da un allestimento fatto di luci, videoproiezioni, musica in un susseguirsi di emozioni e di scoperte: il progetto architettonico è completamente orientato alla lettura pluristratificata del sito archeologico e si avvale di un percorso cronologico di disvelamento delle strutture, che partono dagli strati più recenti e finiscono a quelli più antichi. La successione stratigrafica corrisponde anche alla successione temporale e, nel racconto, si procede a ritroso nel tempo in un'esperienza davvero coinvolgente. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)